Una volta ho amato moltissimo una bimba capricciosa… Tutti i bimbi fanno i capricci – chi più e chi meno – ma quando questa adorabile predisposizione infantile si unisce a una brillante intelligenza e a una sensibilità finissima, diciamo che… i giochi si complicano molto per noi grandi!
Quando un bambino è tosto, determinato a ottenere quello che vuole e a usare tutti i mezzi per arrivarci, l’adulto (genitore, nonno o tata che sia), ha il suo bel da fare. La dotazione naturale di cui un bimbo dispone contiene di default urla, bronci, battere i piedi a terra, sdraiarsi a peso morto, calci, morsi e pugni e nel peggiore dei casi la tecnica più odiata da noi grandi, “la brutta figura in pubblico”.
Sfido chiunque di voi genitori a dirmi che un brivido frizzante non vi è corso in tutto il corpo, quando la vostra adorabile creatura ha iniziato a urlare e a buttare per terra ogni sorta di prodotto in una corsia di un grande magazzino o al supermercato, semplicemente perché gli avete detto un “No, hai mangiato tutto l’uovo di Pasqua dalla nonna, non ti compro più cioccolatini.” Analizziamo questa frase che, di per sè, è perfetta: non avete mentito, avete dato una spiegazione e non vi siete persi in inutili e rocamboleschi racconti inventati su un qualche drago che mangia i bambini ripieni di cioccolato. Siete stati bravi, ottimo lavoro genitori, educatori, nonni e adulti tutti, avete il plauso dell’intera comunità pedagogica. Avete fatto metà dell’opera. Peccato che il pargoletto abbia inteso solo la prima sillaba che attiva irrevocabilmente l’allarme rosso e tutti quegli odiosi meccanismi che volgarmente detti sono i “capricci”.
Come mossa del piccolo astuto giocatore, in più al resto, si mobilita l’attacco letale, più gente assisterà allo tsunami in arrivo, più probabilmente il grande cederà prima.
Lo fanno apposta. Lo sanno. Vi capiscono molto più di quanto voi non capiate loro. Leggono le vostre espressioni in modo magistrale.
Siete trasparenti. Quindi… che fare?
Torno al mio solito respiro profondo, con i bambini serve sempre! Li amiamo, li adoriamo, ma… (guardiamoci in faccia!) la pazienza di ognuno è messa a dura prova, talvolta non c’è essere più irritante come vostro figlio, sappiatelo e accettatelo. Loro lo fanno!
Respiriamo, annulliamo l’intorno, siete voi gli adulti e non c’è brutta figura che tenga è il vostro ruolo. Quel NO, è la vostra principale missione, perché con quel no non lo state seviziando ne limitando, gli state insegnando a vivere, a capire che le cose hanno regole, o limiti, che vanno rispettati.
Gli state insegnando quali sono i confini e credetemi questa capacità gli servirà. I bambini per definizione i confini non li hanno, hanno tutto aperto davanti, qualunque porta, qualunque futuro e si è bella l’idea non lo nego, ma è a 360 gradi, nel bene e nel male…ed è per il male che noi dobbiamo fornirgli le conoscenze e le competenze di un no! Il ruolo degli adulti è proprio questo: spiegargli il significato di limite, perché così sapranno che a buttarsi giù dalla finestra ci si rompe la testa, che correre in mezzo alla strada senza guardare è pericoloso, che fidarsi di tutti a cuore aperto può far male, che stringere lo stelo di una rosa ti farà pungere dalle spine.
I NO servono per l’esperienza, per capire la differenza tra giusto e sbagliato, per capirsi meglio, per capire meglio.
Un No fa molto meglio che un Si.
I No vanno usati con parsimonia e consapevolezza e devono essere INVALICABILI, con nessun stratagemma evitabili. Questa è la vostra missione: se è No è No, punto. La misura della loro invalicabilità si basa sulla vostra autorevolezza (assai diversa dall’autorità). La creatura deve fidarsi di voi, non temervi, deve sapere che quello che dite e fate è per il suo bene, per la sua crescita.
Quindi pochi ma buoni questi no. Forti di questa consapevolezza torniamo al nostro respiro profondo.
Girava un po’ di tempo fa su internet un video in cui un bimbo faceva appunto il suo teatrale capriccio al supermercato e la mamma, dopo qualche secondo, si buttava anche lei a terra urlando e piangendo, lasciando basito il povero figlio che, di punto in bianco, cessava la sua performance guardando la madre senza parole, poi la donna si alzava e andava via in silenzio seguita dal pargolo senza problemi.
Questa è una reazione geniale ma sicuramente sopra le righe (doveste mai decidere di farla chiamatemi… vi adorerei!). La uso per farvi notare un particolare importantissimo e illuminante che ai più sfugge: il bambino data la situazione diciamo “originale”, smette di punto in bianco. Tutto il dolore e la disperazione si azzerano, si annullano in un secondo. Noi adulti sappiamo che la vera disperazione non si ferma così, quindi possiamo forse azzardare che tanto tanto disperato il nostro bimbo non fosse. Fingono, in modo puro ed onesto certo, innocentemente come si suol dire, ma fingono.
Un buon modo per capirlo sono le lacrime, se è un capriccio non ci sono (a meno che non lo stia facendo da un’ora, ma a quel punto voi dovreste già aver agito!).
Ricapitolando: primo i No sono importantissimi e fanno bene, sono la parte più necessaria e difficile della vostra genitorialità ma vanno detti e devono essere definitivi (non mollate!) e secondo i vostri figli sono gli eredi consacrati di Eleonora Duse o se preferite di Robert De Niro, attori drammatici finissimi e dalle performance inimitabili, ma stanno comunque… recitando!
E allora ecco due dritte per contrastare l’onda d’urto, ovviamente ogni bambino è a sè stante, ognuno di voi pure, quindi ricordatevi sempre che non c’è un modo unico di fare le cose parlando di educazione, diciamo che queste sono buone reazioni.
Provate.
Respirate a fondo, reiterate il No spiegandolo nuovamente in modo secco e sincero (niente storielle), questa sarà l’ultima spiegazione, il bimbo ha capito perfettamente solo che non gli sta bene, non c’è alcun bisogno di ripetersi. Fatto questo continuate per la vostra strada rimanendo il più possibile sordi ai decibel che il pargolo aumenterà esponenzialmente, io immagino di essere un pesce infondo all’oceano cercate un buon rifugio sonoro immaginario e soprattutto fregatevene completamente della “figura” che vi sta facendo fare davanti alla gente, siete nel giusto, e questa è la vostra missione! Magicamente dopo un lasso di tempo relativamente breve, come dicevamo prima, smetterà.
1-0 per noi grandi!!!
Altra tecnica, dura ma efficace: respirate a fondo, ripetete spiegandolo un’ultima volta il No e poi…fissate seriamente vostro figlio, facendo in modo che vi guardi negli occhi. Il vostro sguardo dovrà essere fisso e profondo, gli state rispiegando senza parole che il No non è aggirabile. Ricordate da bambini il gioco del fissarsi negli occhi e che il primo che rideva o stornava lo sguardo aveva perso? Esattamente questo e loro sono molto bravi… occorre solo da esserlo di più! Mantenete lo sguardo, potrà volerci qualche secondo o qualche minuto per i più tosti, ma cederanno, storneranno lo sguardo e il No sarà definitivo. In pratica state definendo la vostra autorevolezza, “comandate voi” e, credetemi, questo è sano.
Questo giochino non sarà nuovo a chi addestra cuccioli, perché di fatto è la stessa cosa, visto che il bambino è un cucciolo d’uomo.
Sarà dura, non lo nego, e tocca molti nervi scoperti, ma ne vale la pena: col tempo molti capricci vengono stroncati sul nascere da un solo breve sguardo, non male!
2-0 per noi.
Ora ultime due regole auree. Affrontate il capriccio e non puntate a distrarre vostro figlio: sarà un successo temporaneo e non gli insegnerete molto. Affrontandola, darete alla vostra creatura una lezione preziosa. E, mi raccomando, in ogni caso NON RIDETE davanti alle sue bravate: non è buffo, non è simpatico, e lo incoraggereste a ripetere il comportamento che invece è sbagliato.
L’educazione è fatta di battaglie, volte durissime, ed è permanente, dura una vita. Fare i genitori è il lavoro più difficile del mondo, ma anche il più bello, siate valorosi e lo sarà anche il vostro bambino.
Buona fortuna, fatemi sapere come va!
Ah, la bimba capricciosa che ho amato molto mi ha fatto sudare sette camicie, ma alla fine… ci intendevamo con lo sguardo!