Pipì a letto. A quale bambino non è mai successo? Il fenomeno dell’enuresi notturna è uno dei più comuni disturbi del sonno dei bambini. Ma quando diventa un problema da affrontare con il supporto di un professionista? In occasione del mese di marzo, che dedicheremo alla pubblicazione di numerosi contenuti sul sonno dei bambini, oggi parliamo dell’enuresi notturna con la Dott.ssa Elena Bertozzi del Poliambulatorio Sirio di Fidenza ,fisioterapista specializzata nel trattare le disfunzioni del pavimento pelvico. Qui sotto l’articolo scritto per noi, con un paragrafo dedicato alle conseguenze psicologiche di questo disturbo, scritto per noi dalla psicoterapeuta Biancamaria Acito.

Cos’è l’enuresi notturna?
Come riportato dalle recenti linee guida dell’International Children’s Continence Society, con il termine enuresi si fa riferimento all’emissione involontaria di urina durante il sonno. Si parla di enuresi quando si raggiunge la frequenza di almeno 2-3 volte a settimana. Il problema può definirsi tale quando si riscontra in bambini di età superiore ai 5 anni che non presentino affezioni urologiche e neurologiche congenite o acquisite. Tale problematica può essere di tipo primario, se il bambino non riesce mai a raggiungere il controllo sfinterico. Oppure di tipo secondario se, nonostante il controllo sfinterico sia stato acquisito, vi sia perdita urinaria notturna da più di 6 mesi.
Circa il 5-10% dei bambini di 7 anni soffrono di questa condizione. Negli adolescenti (15-20 anni) la prevalenza scende al 3%, fino a giungere ad uno 0,5-1% negli adulti che continuano a presentare tale disturbo, con possibile associazione di incontinenza da urgenza o disfunzioni sessuali. La remissione può essere spontanea, con un tasso annuale del 15%. Ma la possibilità di remissione completa senza effettuare alcun trattamento si riduce notevolmente se l’enuresi è frequente.
Quali possono essere le cause dell’enuresi notturna nel bambino?
In molti casi l’enuresi è ereditaria. Tuttavia la principale causa di tale disfunzione è da attribuirsi ad un’alterazione di vari fattori, quali la produzione notturna di urina, la capienza notturna della vescica oppure la capacità di svegliarsi dal sonno.
Aspetti psicologici del problema: ce ne parla la psicoterapeuta Biancamaria Acito
La possibile causa psicologica è una delle prime ipotesi, soprattutto se l’evento di enuresi compare dopo particolari periodi di stress o eventi traumatici. In alcuni casi, anche eventi apparentemente meno critici come la nascita di un fratellino o l’inizio della scuola possono essere connessi ad episodi di enuresi secondaria. essi, se non affrontati adeguatamente, rischiano di evolvere in una situazione più duratura.
È importante ricordare che può essere importante rivolgersi ad uno psicoterapeuta infantile anche quando i fattori di tipo psicologico non sono la causa primaria del disturbo. Può essere molto utile supportare sia il bambino, con un eventuale percorso individuale, sia i genitori, con un parallelo supporto alla genitorialità. Le loro reazioni più o meno ansiose e il significato che attribuiscono al “problema” possono contribuire a complicare il quadro. Non di rado, infatti, ai fattori psicologici scatenanti il disturbo, si associa un vissuto emotivo caratterizzato da senso di colpa e vergogna. Questo rischia di influenzare negativamente l’autostima e l’immagine che il bambino ha di sé stesso.

Quando un genitore deve rivolgersi a uno specialista per trattare il problema della pipì a letto?
Dalla letteratura emerge che l’inizio del trattamento dell’enuresi è raccomandato già dall’età di 6 anni. Con l’aumentare dell’età la possibilità di remissione spontanea si riduce. Per questo il trattamento precoce previene che la sintomatologia si cronicizzi nel tempo, evitando in tal modo che la persistenza dei sintomi abbia un impatto negativo sulla qualità di vita e sulla salute del bambino e della sua famiglia, e soprattutto che non perduri fino all’età adulta.
A quale specialista rivolgersi in primis?
Parlare con il pediatra del problema è sempre la strada miglio: è proprio il pediatra che saprà indicare il percorso più adatto alla famiglia. Nella valutazione, inquadramento e trattamento di questa problematica è fondamentale un approccio multidisciplinare che coinvolga anche il fisioterapista specializzato in riabilitazione pelvi-perineale. Altre figure professionali che potranno essere coinvolte saranno lo psicoterapeuta e il medico specializzato in disfunzioni urologiche pediatriche. Questo infatti, basandosi sulla propria formazione, competenze ed esperienza professionale, può servirsi delle migliori strategie terapeutiche indicate per tale condizione al fine di favorirne un miglioramento, e quando possibile, la completa risoluzione. Ciò sarà possibile solo dopo aver effettuato un’accurata valutazione che stabilirà gli obiettivi e le strategie per un intervento terapeutico personalizzato che sia impairment-based, ma che consideri anche la globalità del bambino.
In cosa consiste il trattamento dell’enuresi notturna nel bambino?
Abitudini corrette per prevenire la pipì a letto
In prima istanza risulterà efficace educare il bambino a stabilire abitudini comportamentali corrette. Tra queste minzioni giornaliere regolari, adeguata assunzione di liquidi soprattutto durante la mattinata e a pranzo, alimentazione equilibrata e adozione di una buona postura per favorire un adeguato svuotamento. A ciò va aggiunto un percorso di training del pavimento pelvico, simile a quello effettuato nelle problematiche dell’adulto. Il percorso potrà favorire un controllo selettivo del distretto pelvi-perineale, mediante tecniche che favoriscano la presa di coscienza, l’eliminazione delle sinergie muscolari ed un rinforzo muscolare mirato.
L’enuresi è una delle sintomatologie più diffuse tra le problematiche pelvi-perineali in ambito pediatrico ed è anche frequente oggetto di studio e di interesse clinico. Ad oggi, le strategie che più si rivelano utili al fisioterapista per affrontare la quotidiana pratica clinica, alle prese con questi piccoli pazienti, sono:
- terapia comportamentale
- l’allarme notturno
- gli EPA, tra cui i più comunemente utilizzati risultano essere il Biofeedback, la TTNS e la Stimolazione Elettrica Transcutanea.
La capacità di svegliarsi nel sonno può essere trattata in qualche modo?
La capacità di svegliarsi dal sonno per anticipare la perdita di urina si può apprendere, è uno dei principali obiettivi. In prima istanza, un’arma efficace contro l’enuresi monosintomatica frequente è l’allarme notturno. Un dispositivo che, mediante un segnale acustico, avvisa il bambino e/o i suoi genitori nel momento in cui si attiva un rilevatore situato nel lettino o tra i vestiti del bambino. In tal modo il sonno del piccolo paziente viene gradualmente modificato per far sì che si accorga quando la vescica sta per essere svuotata. L’utilizzo di questo strumento ha dimostrato un tasso di successo compreso tra il 50 e il 70%, la cui gran parte con guarigione completa.
Cos’è l’allarme notturno?
L’allarme notturno, un dispositivo che, mediante un segnale acustico, avvisa il bambino e/o i suoi genitori nel momento in cui si attiva un rilevatore situato nel lettino o tra i vestiti del bambino. In tal modo il sonno del piccolo paziente viene gradualmente modificato per far sì che si accorga quando la vescica sta per essere svuotata. Affinché il dispositivo sia efficace, è necessario che il bambino e la famiglia siano motivati e ben informati sul suo utilizzo. Ogni notte, senza interruzioni, i genitori devono infatti essere preparati a svegliare il bambino all’udire del segnale. Se dopo 6 settimane di trattamento non sono visibili segni di progresso, si interrompe la terapia per prediligere altre vie di competenza medica, quali ad esempio l’utilizzo di farmaci antidiuretici; se invece il miglioramento è visibile si prosegue fino al raggiungimento di 14 notti consecutive senza alcuna perdita.