La merenda è un pasto che aiuta i nostri bimbi ad arrivare non troppo affamati al pasto successivo e dovrebbe aiutarli nel fornire i mattoncini indispensabili per il loro corretto sviluppo. Sempre più spesso si sente parlare di un ingrediente presente nelle merende di dubbia salubrità: l’olio di palma, contenuto in moltissimi prodotti sia dolci che salati come merendine, crackers, fette biscottate, biscotti, creme spalmabili e prodotti per l’infanzia.
L’olio di palma, un grasso che assomiglia al burro come consistenza, ha sostituito nelle preparazioni da forno le margarine, i grassi idrogenati, ed il burro stesso. Il recente incremento nell’utilizzo dell’olio di palma è legato al fatto che si tratta di un grasso di origine vegetale, privo di colesterolo e non facente parte della categoria dei grassi “trans”; questi ultimi si formano quando manipoliamo chimicamente gli oli per renderli solidi a temperatura ambiente con un processo chiamato idrogenazione. I vantaggi per l’industria alimentare si allargano al fatto che è di basso costo, di gusto gradevole e molto versatile da usare.
Purtroppo i vantaggi per chi li consuma finiscono qui, infatti pur essendo un olio ricavato da una materia prima vegetale, il frutto delle palme da olio, contiene molti acidi grassi saturi ritenuti dannosi per il nostro cuore e per tutto l’apparato cardiovascolare. Andando ad approfondire il contenuto lipidico del grasso di palma, scopriamo che il componente più abbondante è l’acido palmitico, che prende il nome appunto dalla palma da olio, in quanto è l’alimento in natura più abbondante di questo acido grasso. L’acido palmitico è riconosciuto come uno degli acidi grassi più pericolosi per la nostra salute, soprattutto del cuore, in quanto aumenta i livelli plasmatici di colesterolo.
Un concetto da chiarire è il ruolo dell’acido palmitico nell’innalzare i livelli di colesterolo; il burro ed altri grassi animali sono solitamente demonizzati perché contengono colesterolo, ma il colesterolo alimentare va ad incidere al massimo per un 30% sul totale del colesterolo circolante nel sangue. Mentre i grassi saturi, in particolare l’acido palmitico, contribuiscono ad innalzare i livelli di colesterolo LDL, detto anche colesterolo cattivo.
Uno studio condotto nel 2009 dimostrò una correlazione fra assunzione di acido palmitico e resistenza verso l’insulina e la leptina. Questi ultimi sono due ormoni normalmente prodotti dal nostro organismo dopo un pasto, la loro secrezione serve anche per raggiungere il senso di sazietà; quando ci troviamo di fronte alla resistenza verso l’insulina e la leptina vengono a mancare nel nostro cervello i segnali di sazietà e quindi siamo portati ad assumere altro cibo nonostante abbiamo appena consumato da poco un pasto. Questo effetto è stato dimostrato su roditori, e non nell’uomo, ma bisogna comunque porre attenzione a tutti i possibili fattori di rischio che potrebbero contribuire al diffondersi dell’obesità infantile.
L’olio di palma è quasi sempre associato, negli alimenti che lo contengono, a zuccheri e sale. L’associazione di questi tre nutrienti oltre ad essere ovviamente poco salutare, a causa dell’elevata quantità di calorie e di sodio, serve per raggiungere il famoso “bliss-point”. Il bliss-point, che possiamo tradurre in “punto di beatitudine”, è una sensazione estremamente piacevole che percepiamo dopo l’ingestione di un cibo grasso e zuccherino oppure grasso e salato, e porta al rilascio all’interno del nostro corpo di dopamina, un neurotrasmettitore da cui dipendono piacere ed appagamento. Ovviamente dopo aver ingerito un cibo che ci da il “punto di beatitudine” avvertiamo una sensazione piacevole, ma non appena svanisce siamo portati a cercare ancora questo piacere e quindi ad ingerire di nuovo quel cibo grasso zuccherino o salato avvicinandoci quasi ad una dipendenza.
Ovviamente non è tutta colpa dell’olio di palma, dipende molto dalla quantità in cui è ingerito, tuttavia dato che l’alimentazione al giorno d’oggi è già ricca in grassi, è meglio evitare l’assunzione di olio di palma e quindi di acido palmitico per limitare gli effetti descritti sopra.
L’olio di palma durante la sua produzione subisce una raffinazione molto spinta; questo trattamento intensivo distrugge quasi completamente tutti i principi nutritivi che potrebbero essere benefici: vitamine, minerali, antiossidanti. Insomma dal prodotto di partenza si ottiene un grasso altamente raffinato che non ha nessuna proprietà benefica, ma anzi è solamente capace di contribuire a far ingrassare i nostri bambini con delle calorie “vuote”, cioè senza nessun principio nutritivo realmente utile. L’utilizzo di materie prime altamente raffinate, da parte dell’industria alimentare, è un’esigenza che nasce dalla necessità di garantire un tempo di conservabilità molto lungo a scapito della densità di principi nutritivi; in parole povere l’utilizzo di ingredienti come l’olio di palma rendono i cibi ricchi di calorie ma “poveri” dei nutrienti fondamentali per grandi e piccini.
La palma da olio è coltivata in paesi come l’Indonesia e la Malesia, e per far spazio alla sua coltivazione vengono distrutti ogni anno enormi porzioni di foresta pluviale, distruggendo in maniera permanente habitat naturali che ospitano anche animali in via d’estinzione come l’orango. Questo porta all’incremento di gas serra che accelerano il riscaldamento del nostro pianeta e contribuiscono ad accelerare i cambiamenti climatici. Quindi usare l’olio di palma come ingrediente delle merende e di altri prodotti non solo costituisce un danno per la salute dei nostri figli ma anche un danno all’intero pianeta.
Per sostituire o almeno ridurre l’assunzione di olio di palma non basta leggere la lista degli ingredienti dei prodotti che consumano i nostri bimbi, ma sarebbe opportuno diversificare le merende. Le alternative possono variare dalla frutta fresca di stagione, alla frutta secca, ad un bicchiere di latte oppure uno yogurt non zuccherato; l’importante è proporre la merenda non come un qualcosa che ti fa bene, ma come qualcosa di buono che possiamo consumare in compagnia e con un attimo di calma, perché il cibo è anche convivialità soprattutto per i nostri piccoli.