Molto spesso si sente parlare di “differenza di genere”: a voi è mai capitato di fare esperienza di cosa significa con i vostri bambini? Qualche giorno fa mentre ero al parco con mia figlia e le sue amichette mi è capitato di sentire una frase che non sentivo da tempo, una mamma rivolgendosi al proprio bambino che piangeva per un dispetto, subito ha detto “ma dai smetti di piangere, non fare la femminuccia!”
Ovviamente questa frase non è servita né a far smettere il bambino di piangere (anzi, ha urlato ancora più forte: “non sono una femminuccia!!!”) né tantomeno a consolarlo per il torto subito, farlo sentire accolto e aiutato a gestire la situazione. Quel bambino cioè non ha imparato proprio nulla se non che in quanto maschio deve essere forte, combattivo, sapersi difendere da solo, anche con pugni se serve… è sempre meglio che fare come fanno le femminucce cioè essere deboli, piagnucolare e avere sempre bisogno di qualcuno che le aiuti!…
In questa semplice frase della mamma, che per fortuna non mi capitava di sentire da tempo, si nascondono in realtà tanti luoghi comuni e tanti stereotipi legati al genere, cioè all’essere maschio e all’essere femmina. Le parole sono importanti come ha detto anche Paola Cortellesi nel bellissimo discorso che ha tenuto alla serata di presentazione dei David di Donatello, e sono ancora più importanti quando vengono dette dalle figure significative, dai modelli per eccellenza del bambino: i suoi genitori! Ma saranno importanti anche quando quello stesso bambino piangerà a scuola davanti ai compagni e loro lo prenderanno in giro urlandogli “femminuccia” e lui ancora una volta non imparerà niente di nuovo…d’altronde glielo dicono anche mamma e papà quindi è proprio vero!
Moltissimi sono in psicologia gli studi sui ruoli di genere che raggruppano tutte le credenze sugli atteggiamenti e i comportamenti che sono visti come socialmente accettabili solamente per uno dei due sessi, su tutto ciò che definisce una bambina “femminile” e un bambino “maschile” e le generalizzazioni, gli stereotipi che emergono sono davvero tanti e i genitori senza esserne consapevoli li mettono in atto dalla nascita dei loro bambini avendo con loro atteggiamenti diversi in funzione del loro sesso. Il pre-giudizio alimenta l’azione e se non riusciremo a liberarci di ciò che riteniamo culturalmente negativo, senza accorgercene indirizzeremo i nostri bambini ad avere determinati comportamenti piuttosto che altri, le bambine si sentiranno giudicate se sono troppo vivaci e un po’ selvagge e descritte come dei maschiacci e i bambini saranno tacciati di essere deboli e pieni di problemi se amano giochi tranquilli e sono particolarmente sensibili ed emotivi. Alle bambine verrà insegnata la gentilezza, ai maschi la forza, le femmine indirizzate verso sport armonici e basati sulla grazia, mentre i maschi verso sport di forza e di competizione. Penseremo che, mentre le bambine quando giocano a fare la mamma imparano ad essere materne, i maschi che giocano a fare il papà con un bambolotto tra le braccia corrono il rischio di “diventare una femminuccia”…Influenzeremo la loro espressione libera, il loro essere autentici e soprattutto forniremo loro gli strumenti inadeguati per relazionarsi l’uno contro l’altro: invece di valorizzare le differenze, tracceremo dei confini e faremo sì che i bambini imparino a nascondere le loro emozioni, quelle vere, autentiche… Non smetteranno di provarle, assolutamente no, impareranno solo a non farcele vedere, impareranno a vergognarsene e a reprimerle, ostenteranno forza laddove è richiesta ma non capiranno perché non devono piangere se sono tristi o non possono arrampicarsi su albero se hanno voglia di farlo.
Le strutture di genere non sono qualcosa che esiste in maniera innata, non esistono al di fuori delle relazioni e della vita sociale di ognuno di noi: non sono dunque qualcosa che possediamo, ma hanno a che fare con qualcosa che facciamo, che pratichiamo nelle nostre relazioni quotidiane, per cui l’unica cosa da fare è smettere di farle!
Smettiamo di parlare di giochi da maschi e da femmine, smettiamo di creare nelle libreria reparti con cartelli con su scritto “libri per maschi” (ebbene si mi è capitato di vedere anche questo!) e non diciamo più alla nostra bambina che sceglie un personaggio di Star Wars che è un gioco da maschio, porgendole una bella barbie o una principessa della Disney. Soprattutto smettiamo di dire ai nostri figli maschi che sono delle femminucce perché li aiuteremo non solo ad esprimere ciò che gli piace veramente ma non faremo più passare il messaggio che la femmina è un “essere fragile e deboluccio”. Incoraggiamo le nostre bambine ad essere loro stesse ribelli mettendo in discussione chi dice loro di essere delle fragili principesse che devono aspettare il principe azzurro che le venga a salvare… Anche le principesse della Disney sono diventate “Ribelli” e non aspettano più il loro principe ma si salvano da sole!
Il superamento di queste strutture che impongono ruoli rigidi ai nostri bambini passa attraverso l’educazione, non basta dire ai nostri bambini che non sono superiori alle bambine ma semmai diversi, non basta più solo dirlo… Bisogna educare, fare, passare all’azione, dimostrare ogni giorno ai nostri figli che non solo crediamo fermamente che debbano essere il più possibile loro stessi, ma farlo veramente anche quando ci fanno vedere ciò che non ci piace, che non ci aspettavamo, che ci spiazza. Piuttosto prendiamoci del tempo, confrontiamoci con le persone di cui ci fidiamo, anche esperte se necessario, ma smettiamo di giudicare i nostri bambini in funzione di ciò che noi vorremmo da loro, valorizziamoli e riconosciamoli… se daremo loro la possibilità di “essere loro stessi” cresceremo figli sereni e soprattutto bambini che si rispettano!