Come si chiama un posto che offre un servizio di tata a domicilio per ospitare i vostri bambini in un ambiente sicuro, confortevole e divertente? Si chiama La casetta dei Palloncini di Mamma Shalma, a Vicofertile. Lei è Shalma Emanuela Abbati ha 33 anni, è nata a Dakka ed è stata poi adottata da genitori italiani e, dal 2014, accoglie nella propria casa bambini dagli 0 ai 3 anni, i piccoli in età da nido. La voce è allegra e ha il suono tipico di chi ama quello che fa, cosa che Emanuela confermerà. E allora venite a scoprire questa particolare “casetta”.
Partiamo dal nome, “mamma Shalma”?
Shalma è il mio nome anagrafico e mamma l’ho aggiunto perché, essendo diventata mamma molto presto, quando ho iniziato questo lavoro ero una delle poche tate-mamme, mentre alcune altre avevano solo studiato, io provavo e vivevo quotidianamente le esperienze e le cose scritte nei libri, differenze comprese, soprattutto quando il tuo bambino non è uguale a quello dei testi che leggi!
Come e quando è nata l’idea della tata domiciliare?
La mia prima esperienza è stata nel 2006 con l’attività di educatrice familiare, tipo “SOS Tata” per intenderci; quando poi ho avuto il secondo bambino, nel 2010, e ho avuto la possibilità di stare a casa per crescerli, mi sono accorta delle difficoltà delle altre mamme che conoscevo e mi sono detta che avrei potuto trasformare questa mia opportunità in un mestiere. Così nel 2014 è nata la “casetta”.
Qual è stato il tuo percorso?
Ho il diploma di dirigente di comunità e poi ho studiato per diventare educatrice domiciliare e familiare.
In cosa consiste il servizio che offri?
È un servizio domiciliare flessibile rispetto ad altre strutture, soprattutto per gli orari in cui i genitori possono affidare i propri bambini.
Quali sono le analogie e le differenze con le altre strutture pubbliche o private?
Come una babysitter, il genitore che si affida a me può avere una persona sempre reperibile e disponibile; come un asilo, il mio servizio ha orari e routine che aiutano i bambini a interagire e a convivere sviluppando la socializzazione. Per quanto riguarda le differenze è un servizio sicuramente meno costoso di una babysitter e anche degli asili dato che non si è costretti a pagare una retta fissa mensile quando magari si ha bisogno solo di un paio d’ore. Inoltre, a differenza degli asili, i pasti non sono standard e c’è molta libertà, per esempio il pisolino pomeridiano non è detto che tutti debbano farlo per forza nella stessa fascia oraria: c’è chi si addormenta prima e chi dopo. Inoltre ospitando solo 5 bambini non c’è possibilità che si ammalino, in effetti non si ammalano praticamente mai.
Cosa riscontri maggiormente nei bambini che ospiti e negli adulti?Nei bambini sicuramente serenità, alcuni continuano a venirmi a trovare anche dopo, quando sono cresciuti e questo perché qui vengono perché piace loro, non perché devono. Ho scelto di concentrare la mia attività sui bambini da 0 ai 3 anni perché più tardi i bambini diventano troppo grandi per trovare ancora validi stimoli in una situazione domestica. Da piccoli l’ambiente familiare va bene perché li fa sentire sicuri e protetti e al tempo stesso permette loro di socializzare, ma quando crescono hanno bisogno di altri stimoli che un appartamento, ormai simile a quello in cui vivono anche loro, non va più bene. Riguardo ai genitori, mi piace moltissimo il fatto che qui si conoscono e diventano amici, grazie anche al numero ridotto, e quindi tra di loro si creano davvero dei legami. Sono quasi tutti del quartiere e quindi è facile che si vedano anche fuori di qui, si crea quasi una piccola comunità. Chiunque abbia dei figli piccoli sa che è difficile creare un gruppo, perché magari i bambini non sono tutti della stessa età e quindi hanno non solo esigenze e orari diversi, ma anche interessi diversi, qui magari capita che la domenica si trovino insieme al parco, ed è una cosa bella. Oltretutto i genitori, quando arrivano e quando vanno via, se possono e se ne hanno voglia, possono fermarsi a bere un thè per chiacchierare e parlare anche di altro.
Cosa e quanto ti dà, dal lato umano ed emozionale, un lavoro così?Hai presente quel detto che recita “se scegli un lavoro che ti piace non lavorerai mai un giorno della tua vita”? Ecco per me è esattamente così, è una passione, diventi parte di una grande famiglia, ti affezioni così tanto ai bambini e ai genitori che i legami continuano anche fuori di qui. Posso anche dire di aver trovato delle nuove amiche. Sono relazioni che vanno al di là del bambino, ed è una cosa che difficilmente accade in altre strutture.
Com’è una giornata nella Casetta?
Una routine, ovviamente c’è anche qui, anche se tutti i giorni cambiano i bimbi. Gli orari fissi sono quelli del pranzo e delle merende; per il pisolino, come dicevo prima, non dormono tutti per forza agli stessi orari e in genere i genitori vengono a prenderli intorno alle 16,30. In mezzo facciamo tante cose, se è estate e fa caldo si gioca con l’acqua, facciamo i classici giochi simbolici per socializzare, i più grandi giocano con i mattoncini Lego e abbiamo un sacco di libri. Ogni tanto, magari in occasione delle festività più importanti, cuciniamo pane o biscotti, naturalmente senza che loro utilizzino strumenti pericolosi, e questa è una delle cose che amano di più e che ormai, nelle altre strutture, non è più possibile fare. Inoltre i bambini hanno accesso a tutta la casa, tranne la mia stanza e un bagno privato: l’idea è proprio quella di coinvolgerli in tutte le attività: a volte mi aiutano a svuotare la lavatrice e a stendere, altre volte togliamo le stoviglie dalla lavastoviglie, sempre stando attenta a fargli riporre solo cose con cui non si facciano male, in questo modo loro si sentono utili e, soprattutto, usano cose “reali”, della vita di tutti i giorni, cose che magari a casa non è permesso loro fare perché non c’è tempo.
Come si divide, in una situazione simile, il pubblico e il privato? Per esempio i tuoi figli come l’hanno presa?
Semplice, non c’è scissione tra pubblico e privato! I miei figli all’inizio si sentivano un po’ invasi e mi chiedevano quando andassero via, soprattutto quando erano più piccoli e magari i bambini usavano i loro giochi. Non sono mai stati gelosi di me, piuttosto delle loro cose; quando poi sono cresciuti e anche i giochi si sono diversificati è andata molto meglio.
Se mi dovessi dire 5 punti di forza del tuo lavoro?
- Qualità: della mia formazione, dei giochi utilizzati e degli alimenti forniti;
- Ascolto: sotto diversi punti di vista, dall’accogliere richieste per motivi religiosi ad ascoltare ogni famiglia che abbia esigenze particolari;
- Bellezza naturale: mobili in legno, piante vere e pulizie così da dare un ambiente il più bello e confortevole possibile ai miei piccoli ospiti;
- Sostenibilità: non uso prodotti che effettuino test sugli animali, preferisco il cibo biologico e di produttori locali e opto per oggetti riciclati o riciclabili;
- Solidarietà: parte del ricavato della mia attività sostiene l’associazione “Il Filodijuta” che costruisce scuole in Bangladesh.
Ah, posso dire un’ultima cosa? Un’altra differenza dal nido è che capita che i genitori, nel venire a riprenderli, mi chiamino per dirmi che fanno tardi.. anche di due ore!
Per maggiori informazioni su Mamma Shalma, visitate il suo sito mammashalma.com!