Seguendo la definizione di stato di salute inserita nella Secondo la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), questa viene definita come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia“. Questa definizione del 1948 ha permesso di avvalorare l’ottica preventiva. Ha permesso altresì di pensare al malessere non più come condizione legata esclusivamente ad aspetti organici e a “valori sballati” misurabili con degli strumenti. Ecco allora che gli studiosi del mondo dell’infanzia hanno iniziato ad approfondire quali sono i fattori di rischio. Allo stesso modo sono stati individuati gli indicatori precoci dei principali disordini dello sviluppo psicomotorio.
Nel corso della crescita il bambino affronta diverse tappe evolutive che gli permettono via via di acquisire competenze sempre maggiori nell’area motoria, cognitiva e relazionale. Uno sviluppo non armonico vede rallentamenti o interruzioni nell’accrescimento delle competenze di una o più di queste aree. Questo fa sì che il bambino non venga ritenuto in totale stato di benessere. Secondo un’ottica psicomotoria che tiene conto della globalità del bambino, della sua individualità e che riconosce l’importanza dell’ambiente che lo circonda, l’arma preventiva più potente è l’osservazione.
La prima infanzia è un periodo d’oro per la prevenzione. In questo periodo si può evitare di cadere nell’errore di non differenziare il disagio che andrà a strutturarsi in un disturbo specifico da quello che si risolverà una volta superata la normale crisi evolutiva.
Sviluppo psicomotorio: quali parametri osservare
Gli ambiti da tenere in maggiore considerazione ai fini preventivi sono:
- La motricità, ossia quanto e come si muove il bambino. L’ utilizzo che egli fa del movimento e il significato che ne dà.
- Il gioco, ossia la presenza/assenza del gioco. Il tipo di gioco e i suoi contenuti quando questo è spontaneo. Il livello evolutivo e la variabilità/ripetitività dei giochi proposti. L’utilizzo che fa degli oggetti con cui entra in contatto.
- Le competenze sociali, ossia la capacità di individuare l’altro come proprio simile. L’interesse verso l’altro, la capacità di “stare” con l’altro e la capacità di differenziare le persone che lo circondano.
- Le competenze comunicative, la voglia di comunicare e di ascoltare l’altro, l’utilizzo della parola (o dei vocalizzi) e del gesto.
- Le caratteristiche emotivo-comportamentali, ossia la capacità o meno di saper regolare e gestire le emozioni e le reazioni comportamentali di fronte a situazioni frustranti o nuove.
Saper leggere il significato delle azioni del bambino in relazione alla sua età è competenza dei professionisti sanitari e sociali che lavorano in ambito infanzia. Tuttavia una maggiore consapevolezza in famiglia di quali siano le aree da tenere monitorate durante la crescita è certamente un ottimo modo di fare prevenzione!
Laura Pizzi
Neuropsicomotricista
Avete domande o curiosità per la nostra esperta neuropsicomotricista? scrivetele alla mail laura.pizzi@parmakids.it!