Ciò che spesso ci immaginiamo delle arti marziali (combattimento, violenza, conflitto) è molto lontano da ciò esse sono realmente: educazione al conflitto leale.
La cosa interessante è che le arti marziali avvicinano il bambino non solo ad uno sport ma soprattutto ad uno stile di vita, ad una filosofia che unisce cuore, corpo e mente e che trasmette loro l’importanza di sentire, di stare in contatto con loro stessi, le loro sensazioni corporee, le loro emozioni ma anche con gli altri, nel rispetto della relazione e del contatto che essa crea.
Se di solito i bambini sono abituati a “fare delle cose”, le arti marziali li fermano e impongono loro un contatto con il “sentire le cose”, se di solito i bambini sono capaci di raccontarsi attraverso i loro pensieri, le arti marziali li aiutano a farlo anche attraverso le loro sensazioni, i loro stati d’animo, infine se di solito i bambini sono abituati a guardare (tv, tablet, telefonini) le arti marziali li aiutano ad ascoltare, se stessi e gli altri nel principio della non superiorità ne fisica ne psicologica. Spesso in terapia le persone condividono con me la sensazione di non essere ascoltate, in modo reale, autentico e di non saper ascoltare gli altri perche troppo concentrate su loro stesse; ascoltare è una delle fatiche più grandi dell’uomo in generale, per questo io spesso parlo dell’arte dell’ascolto inteso non solo come capacità di sentire ciò che gli altri ci dicono, ma come ascolto attivo, reale e come ascolto di sè e dei propri bisogni. Mi ha colpito molto, leggendo degli articoli, che la parola Ju-do, per fare un esempio pratico, significhi Via della cedevolezza, dove Ju sta ad indicare la facoltà di adattamento. Questo in termini relazionali ha un enorme significato e porta con se un gran valore: se troviamo un ostacolo nel nostro cammino non dobbiamo rimuoverlo attraverso il mero utilizzo della nostra forza, ma in base alla sua struttura e a come si presenta davanti a noi. Non possiamo conoscere la forza di chi ci sta davanti ma possiamo sentire la sua direzione e agevolandola possiamo decidere la giusta vicinanza/distanza da noi. Tutto questo permetterà al bambino di concentrarsi non solo sulle sue abilità fisiche e sportive ma soprattutto sulla sua capacità di sentire insieme all’altro, come in una danza, quali sono i tempi e gli spazi della “buona relazione” e di sviluppare un buon linguaggio emotivo e una maggiore empatia nei confronti degli altri.
Le arti marziali sono perfette per i bambini e i ragazzi anche per lo sviluppo del corpo. Si tratta in effetti di attività sportive che vanno incontro alla naturale fisicità dei piccoli: i loro istinti, i loro movimenti vengono incanalati secondo regole precise e non tarpati come invece avviene in tante altre attività fisiche. Secondo le ultime stime, sono oltre 600mila i praticanti in Italia, numero che fa di queste discipline orientali legate al combattimento il nono sport in ordine di diffusione nel Paese. Tra i bambini, solo calcio e nuoto hanno maggiore successo. Judo e karate sono i più scelti soprattutto dagli under 10, ma altre discipline si stanno facendo largo, per esempio il taekwondo, sulla scia dei successi olimpici di Pechino (Mauro Sarmiento ha vinto la medaglia d’argento), e il ju-jitsu, già in voga negli Stati Uniti da dieci anni.
Le arti marziali permettono lo svolgimento di attività fisica insegnando al bambino a controllare il proprio corpo, a conoscerlo, a capire come si muove, a trovare la giusta coordinazione nei movimenti, ad avere un approccio con gli altri, perché – nonostante l’arte marziale sia una pratica individuale – è importantissimo sapere stare insieme agli altri, confrontarsi e ogni tanto scegliersi anche un compagno per l’allenamento. Dal punto di vista fisico i benefici riguardano sia la muscolatura sia la psiche. Judo o karate sviluppano il corpo in maniera armonica, anche quello delle bambine. I muscoli saranno più forti, elastici e scattanti; la schiena e le articolazioni si rinforzano e diventano più flessibili. E tutto senza particolari rischi di traumi, perché l’obiettivo delle arti marziali apprese in palestra non è colpire l’avversario, ma affinare le tecniche di lotta.