Molti bambini, in epoche diverse della crescita presentano un problema di fluenza del linguaggio: in alcuni casi può essere fisiologico, in altri casi un disturbo del linguaggio vero e proprio. Una difficoltà di fluenza si manifesta con un parlato caratterizzato da rallentamenti o rapidi aumenti della velocità, da blocchi, da ripetizioni o prolungamenti; queste difficoltà sono meglio conosciute con i termini “balbuzie” o “balbettare” che possono racchiudere dal punto di vista clinico molte forme diverse.
In letteratura è riconosciuta una fase definita balbuzie fisiologica che non costituisce un disturbo, quindi, ma solo un momento di passaggio: in genere questo succede perché intorno ai 2 anni e mezzo circa il bambino comincia a esprimere col linguaggio dei significati più complessi che rispecchiano la sua maturazione cognitiva. Tuttavia le competenze motorie e di coordinazione non sono ancora molto abili e il suo pensiero può andare decisamente più rapido della sua bocca. Ecco allora che spesso lascerà delle frasi incompiute o ricomincerà da capo un pensiero o ripeterà più volte una stessa parola perdendo, infine, il filo del discorso. Altre volte, invece, l’insorgenza della balbuzie è più avanti nel tempo, sia in età prescolare sia in età scolare.
In molti casi il disturbo si risolve nel giro di un anno dalla sua insorgenza (soprattutto se avvenuta precocemente), in altri casi perdura e con gradi di gravità diversi: si può manifestare come ripetizione di sillabe o parole, oppure con veri e propri blocchi nel parlato o prolungamenti, anche con presenza di sforzi fisici, come per esempio contrazione degli occhi, tremore delle labbra.
Pur considerando che questo disturbo spesso fa parte del normale sviluppo linguistico, è comunque consigliabile che l’adulto non sottolinei queste imprecisioni (di cui peraltro il bambino può non essere consapevole), ma piuttosto che lasci al bambino il tempo di formulare il suo pensiero ed eventualmente aiutarlo a riformulare; in pratica fornire un modello di riferimento corretto che riassuma quanto il bambino voleva dire.
In ogni caso se il balbettare si presenta dopo i 3-4 anni, quando il linguaggio è già strutturato e il bambino usa le frasi, è sempre utile chiedere una valutazione specifica ad un esperto logopedista.
Prima di tutto il logopedista può fare un’analisi del tipo di disfluenze e capire se le caratteristiche sia quantitative che qualitative possono indicare una risoluzione spontanea oppure no. Inoltre il logopedista ricostruirà la storia linguistica del bambino e prenderà in considerazione se in famiglia ci sono o ci sono stati altri casi di disturbo.
Dopo un’attenta valutazione e con tutti gli elementi a disposizione si potrà decidere come affrontare la situazione; in alcuni casi si procede ad una consulenza ai genitori su come aiutare il bambino ad esprimersi meglio e come creare contesti facilitanti dal punto di vista comunicativo. Non dimentichiamo infatti che la balbuzie manda molto in ansia mamma e papà che, senza volere, potrebbero assumere atteggiamenti scorretti nel tentativo di aiutare il bambino.
Per esempio dirgli “fermati e prendi un bel respiro” oppure “prova a ricominciare senza fermarti” oppure finire le frasi al posto del bambino. Tutti questi modi, seppur spontanei in molti genitori, potrebbero rivelarsi inutili o addirittura controproducenti.
Nei casi più gravi, invece, dove il bambino fa molta fatica ad esprimersi o è molto consapevole e quindi entra in ansia, si rivelerà indicato l’inizio di un trattamento logopedico con esercizi specifici utili a migliorare la fluenza. In certi casi si potrà affiancare anche un percorso psicologico parallelo per evitare che si insedino vissuti negativi del bambino e di tutta la famiglia.
Anche una volta terminata la manifestazione del disturbo e conclusi i percorsi intrapresi, è sempre utile tenere monitorato il successivo sviluppo del bambino con verifiche periodiche (per esempio ogni 6 mesi) sia per assicurarsi che le abilità linguistiche procedano nel tempo, ma anche perché la balbuzie può avere un andamento ciclico e ricomparire a distanza di tempo.
Purtroppo non in tutti i casi si riesce ad eliminare il problema perché alcune forme sono particolarmente gravi e tendono a perdurare; molto importante a questo punto diventa l’atteggiamento che si assume verso il disturbo sia della famiglia, sia del bambino stesso. Con l’accettazione del problema, poi si può imparare a gestirlo, anche se non si elimina del tutto.
Ho conosciuto bambini che pur balbettando, non vivevano la cosa come un vero problema, bambini espansivi e intelligenti che giunti ad una certa età hanno imparato a gestire la balbuzie in base ai contesti di vita (a scuola non balbetto, a casa sì).
Eleonora La Monaca